Tra betoniere, vibrazioni e turni serrati, le abitudini personali entrano in rotta di collisione con la sicurezza e con la legge.
Dal cantiere all’aula: cosa è successo
Il teatro è un cantiere della zona di Parma. Un capocantiere si presenta con un Rolex Daytona al polso, un oggetto da collezione più che da getto in calcestruzzo. Durante una fase di posa, l’orologio scivola e finisce nella miscela ancora fresca. La linea di produzione avanza, il materiale si consolida, e l’idea di recuperarlo significa fermare i lavori e demolire porzioni di getto.
Il responsabile di cantiere trasforma la perdita in richiesta di risarcimento: secondo lui, il macchinario ha contribuito all’evento.
L’uomo attribuisce la caduta a vibrazioni o presunte anomalie dell’impianto, e chiede il rimborso integrale del valore del Rolex e delle spese legali alla società che fornisce le attrezzature. La controparte replica che nessuno prescrive di indossare un orologio di pregio mentre si opera vicino alla betoniera.
I giudici di Bologna e la regola della diligenza
La causa approda in primo grado e poi in Corte d’Appello a Bologna. Qui i giudici respingono la domanda del capocantiere: comportamento privo di perizia e diligenza, scrivono, poiché un professionista accorto avrebbe lasciato a casa il segnatempo o lo avrebbe riposto in un luogo sicuro prima del turno.
Nessuno lo ha costretto a lavorare con un orologio di lusso al polso: il rischio e il danno restano in capo a chi li assume.
La sentenza ricorda un principio basilare del diritto: chi svolge attività a rischio adotta cautele minime per proteggere se stesso e i propri beni. Gioielli e accessori delicati non si conciliano con cantieri, nastri in movimento e ambienti dove urti e abrasioni sono all’ordine del giorno. Al termine del giudizio, oltre a perdere il Rolex, l’uomo viene condannato a pagare circa 2.500 euro di spese.
Norme non scritte che salvano dita, polsi e portafogli
Sulle opere civili, la cultura della sicurezza chiede abiti aderenti, DPI idonei e niente pendagli. Non è solo una questione di oggetti che si danneggiano: catene e bracciali possono impigliarsi; orologi pesanti amplificano urti; anelli causano infortuni gravi in caso di trazione improvvisa.
- Togliere anelli e bracciali prima di usare attrezzature in movimento.
- Evitare collane, cordini e badge penzolanti vicino a organi rotanti.
- Lasciare orologi con casse ingombranti o cinturini metallici negli armadietti.
- Sostituire abiti larghi con capi tecnici aderenti e privi di frange.
La responsabilità resta condivisa: l’azienda forma e attrezza, il lavoratore adotta condotte coerenti. Senza prova di una colpa organizzativa concreta, il valore di beni privati portati in area a rischio non viene di norma coperto.
Gioielli, status e lavoro: dove si traccia il confine
L’episodio illumina una zona grigia: ciò che in ufficio è un dettaglio di stile, in cantiere diventa fattore di rischio. I tribunali tendono a chiedersi se l’oggetto sia funzionale al compito o solo esibizione personale.
| Oggetto | Valutazione tipica | Rischi in cantiere |
|---|---|---|
| Orologio di lusso | Bene privato, non necessario | Caduta, urto, schiacciamento del polso |
| Anello in oro | A volte tollerato, spesso sconsigliato | Impegno del dito, lesioni da strappo |
| Catena al collo | Vietata vicino a macchine | Trascinamento, trauma cervicale |
| Smartwatch | Utile in alcuni ruoli, limitato altrove | Distrazione, impatti, problemi di riservatezza dati |
Molte polizze sul lavoro escludono gioielli, orologi di pregio e contanti in aree industriali, a meno di dichiarazioni espresse. Se li porti comunque, il rischio economico in genere resta tuo.
Come le imprese evitano incidenti e contenziosi
Vicende simili spingono i datori a chiarire le regole prima del turno. Procedure scritte e promemoria visivi riducono fraintendimenti e abitudini rischiose.
- Armadi e cassette di sicurezza all’ingresso per beni personali.
- Cartelli nei varchi che ricordano la rimozione di accessori.
- Briefing brevi con esempi reali di infortuni legati a oggetti.
- Sanzioni graduate per chi ignora ripetutamente le istruzioni.
Molti regolamenti specificano che la perdita di beni di lusso in area produttiva non verrà rimborsata senza autorizzazione preventiva.
Una clausola chiara orienta i comportamenti e riduce richieste infondate. Allo stesso tempo, l’azienda resta tenuta a garantire macchine efficienti, vigilanza sul rispetto delle regole e DPI adeguati all’attività svolta.
Buon senso, diritto e concorso di colpa
La decisione di Bologna richiama la prudenza elementare. Non serve una perizia sulla betoniera per valutare un comportamento che espone volontariamente un bene fragile a un ambiente ostile. In questi casi, il concorso o la esclusiva responsabilità del danneggiato è dietro l’angolo, perché la condotta personale diventa la causa più probabile del pregiudizio.
La sicurezza non è solo un manuale: è anche la scelta quotidiana di non creare un rischio inutile.
Il test dei due minuti prima del turno
Un’abitudine pratica riduce problemi e litigi. Prendi due minuti all’ingresso e passa in rassegna ciò che indossi e porti con te. Pensa agli scenari del giorno: movimentazione, rotazioni, calore, acqua, spigoli.
- Elenca mentalmente gli oggetti che ti dispiacerebbe perdere o rompere.
- Valuta se servono davvero al lavoro previsto.
- Se sono solo immagine, riponili in un luogo sicuro fuori area operativa.
Per alcuni ruoli lo smartwatch può aiutare (allarmi, uomo a terra), ma si può adottare un “permesso accessori” con modelli approvati, cinturini in silicone e protezioni d’urto.
E se il danno accade comunque?
Se un bene personale si danneggia o scompare in area a rischio, agisci con metodo: segnala subito al preposto, compila il registro eventi, raccogli testimoni e foto. Verifica se esistono coperture assicurative personali per oggetti di valore o clausole aziendali specifiche. Senza evidenze di difetti dell’impianto o violazioni organizzative, il rimborso è improbabile. Cambia molto, invece, quando un dispositivo difettoso o una procedura errata imposta dall’azienda ha creato l’evento: in quel caso la tracciabilità dei fatti diventa decisiva.
Per ottenere un indennizzo servono prove puntuali di una colpa altrui: segnalazioni pregresse, manutenzioni mancate, ordini operativi non sicuri.
Non solo edilizia: gli stessi nodi in laboratori e cucine
La logica si applica a reparti chimici, officine, magazzini e cucine professionali. Calore, sostanze corrosive, magneti e lame non perdonano accessori superflui. Cuffie costose possono impigliarsi, collane diventano un punto di presa, anelli interferiscono con i guanti isolanti. Formazione mirata e micro‑richiami periodici riducono l’inerzia delle abitudini e rendono naturali scelte più sobrie prima di varcare il tornello.
Un’idea utile per i responsabili è proporre simulazioni di costo: quanto costa fermare una linea per recuperare un oggetto rispetto al valore dell’oggetto stesso? Numeri concreti, anche solo stimati, aiutano il team a interiorizzare priorità operative. Il caso di Parma lo dimostra: un dettaglio di stile può trasformarsi in spesa legale, perdita del bene e reputazione professionale ammaccata. Meglio prevenire con regole chiare, depositi custoditi e una domanda semplice al mattino: “Mi serve davvero indossarlo qui dentro?”







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