Dietro la serenità di molti over 70 si nasconde una routine invisibile.
Gli psicologi la chiamano forma mentis orientata al possibile. Non è euforia, ma attenzione selettiva a ciò che resta vivo, utile, vicino. Nella pratica quotidiana diventa una palestra mentale con esercizi piccoli e ripetibili.
Perché dopo i 70 l’ottimismo cambia volto
A vent’anni l’attesa punta al futuro lontano. Dopo i 70 si accorciano gli orizzonti e cresce il peso dell’oggi. La salute fa alti e bassi, gli amici si spostano o si perdono, i figli hanno vite piene. In questa fase l’ottimismo funziona se si adatta: non nega le fatiche, ridimensiona gli ostacoli e allarga lo spazio mentale di ciò che ancora conta.
L’ottimismo realistico non cancella i problemi: li riporta alla loro misura e libera attenzione per il possibile.
Le 8 abitudini mentali che fanno la differenza
1. Gratitudine deliberata al mattino
Molti anziani che restano fiduciosi aprono la giornata con un rapido inventario: tre cose concrete che funzionano. Il gesto è breve e ripetuto, non teatrale. Le ricerche su pratiche di gratitudine indicano piccoli miglioramenti di umore e sonno anche con patologie croniche, quando l’esercizio diventa costante.
- Pensa a tre elementi specifici prima di alzarti.
- Segna una riga su un foglietto mentre scalda il caffè.
- Racconta un momento positivo della vigilia a chi senti al telefono.
2. Curiosità come muscolo quotidiano
La curiosità rende il domani meno minaccioso. Non serve un corso universitario: basta imparare un gioco di carte, provare una nuova ricetta o chiedere a un nipote come funziona un’app. La curiosità attiva i circuiti della ricompensa e sostiene la flessibilità cognitiva.
Quando c’è qualcosa da imparare, il futuro resta una domanda, non un punto fermo.
- Formula ogni giorno un “perché” su qualcosa che vedi o leggi.
- Varia un ingrediente a settimana in cucina.
- Unisciti a un gruppo che si ritrova con cadenza regolare, anche solo per 30 minuti.
3. Gli intoppi come eventi, non giudizi
La differenza tra pensiero pessimista e ottimista sta nello stile esplicativo. Un esito storta non definisce la persona per sempre: è un episodio da gestire. Questa cornice abbassa l’intensità emotiva e mantiene gli obiettivi raggiungibili.
| Situazione | Pensiero che blocca | Riformulazione utile |
|---|---|---|
| Patente limitata dal medico | “Ora non valgo nulla.” | “Perdo autonomia alla guida, cerco alternative per muovermi.” |
| Amico trasferito in struttura | “Resto solo.” | “Serve un nuovo rito per sentirci con regolarità.” |
| Dolore articolare in aumento | “Il corpo ha chiuso.” | “Oggi fa male. Adatto il programma e sento il fisioterapista.” |
4. Una piccola cerchia che conta davvero
La popolarità non protegge dall’isolamento; lo fa la continuità di pochi legami. Un caffè il mercoledì con il vicino, la telefonata della domenica, il gioco da tavolo mensile coi nipoti grandi. La regolarità batte lo sfarzo. La voce che arriva puntuale ricorda il proprio valore.
L’ottimismo cresce più in conversazione che in solitudine. Anche chi è riservato beneficia di una presenza affidabile.
5. Muoversi come il corpo consente
Il movimento sostiene l’umore, il sonno e la sensazione di agency. Non si corre dietro alla giovinezza: ci si muove per difendere accessi preziosi, come la scala dell’orto, l’autobus per il centro, il pavimento dove giocare con il bimbo.
- Camminate svelte a spicchi da 10 minuti.
- Esercizi in sedia quando la mobilità è limitata.
- Pratiche dolci come tai chi, yoga dolce o ginnastica in acqua.
- Azioni quotidiane: giardinaggio, stendere, spazzare.
Ogni sforzo invia al cervello un messaggio chiaro: posso ancora fare. Quel messaggio nutre più dell’ennesimo slogan motivazionale.
6. Separare ciò che controlli da ciò che no
Con l’età qualcuno irrigidisce. Chi resta ottimista affina l’arte del discernimento: “Se mi preoccupo, cambia qualcosa?”. Valori ematici, decisioni pubbliche, parole degli altri stanno lontani dalla leva personale. Alimentazione, riposo, visite, modo di parlare al farmacista restano sotto influenza diretta.
Lasciare andare ciò che non si piega non è resa: è risparmio di energie per scelte che incidono.
- Disegna due cerchi: dentro ciò che incidi, fuori ciò che ti condiziona. Ripeti l’esercizio una volta al mese.
7. Uno scopo, anche piccolo
Il pensionamento può svuotare l’identità. Ritrovarla passa da utilità concreta, pagata o no. Portare i nipoti a scuola, curare una aiuola comunitaria, leggere ad alta voce in biblioteca, ordinare foto di famiglia e scrivere didascalie. Chi sente “un motivo per alzarsi” mostra meno sintomi depressivi e mantiene meglio le funzioni giornaliere.
8. Dieta informativa e rituali di piccole vittorie
L’esposizione continua a notizie e lamenti consuma il tono dell’umore. Regole semplici aiutano: un solo telegiornale serale, schermo spento a tavola, pausa prima di aprire l’ennesimo articolo allarmante. Con persone che trascinano verso il negativo, accorcia le visite, cambia tema, inserisci argomenti leggeri.
In parallelo, registra i micro-successi. Una lista “tre cose buone” sul comodino, un brano preferito quando finisci un modulo noioso, un’uscita breve dopo la spesa senza soste. Segnare questi momenti contrasta il bias che fa ricordare meglio le difficoltà.
Il cervello impara per ripetizione: se ripeti solo crisi, vivrai nella crisi anche nei giorni tranquilli.
Strumenti pratici per partire oggi
- Mattino: nomina tre gratitudini concrete.
- Giorno: 10–15 minuti di cammino o esercizi da seduti.
- Pomeriggio: contatta una persona cara, anche con un messaggio breve.
- Sera: scrivi una piccola vittoria del giorno.
Prova per sette giorni. Se qualcosa salta, riprendi dal passo successivo senza sensi di colpa. L’abitudine nasce dalla frequenza, non dalla perfezione.
Come possono aiutare famiglie e vicini
Il contesto rende più facile mantenere queste pratiche. Offri scelte, non sostituzioni integrali. Coinvolgi i più anziani nel problem solving, evitando di filtrar loro ogni preoccupazione. Chiedi progetti e desideri, non solo sintomi e appuntamenti. Condividi buone notizie oltre alla logistica.
- Proponi micro-compiti con scadenza chiara: “Mi aiuti a scegliere la foto per il compleanno?”
- Stabilisci rituali: la chiamata breve del lunedì, il mercato del venerdì insieme.
Due piste in più per chi vuole approfondire
Vocabolario emotivo: allenati a nominare le sfumature (frustrazione, malinconia, sollievo, curiosità). Un lessico preciso riduce l’intensità e facilita scelte mirate. Tieni una scheda con dieci parole e usale nei tuoi appunti serali.
Simulazione 7 giorni: scegli una sola area tra relazioni, movimento o informazione. Definisci una singola azione quotidiana misurabile, come “cammino fino alla cassetta delle lettere” o “chiamo mia cugina il mercoledì”. Alla fine valuta cosa ha funzionato e cosa va reso più facile.
Rischi da evitare: ignorare un dolore nuovo, aumentare l’attività senza confronto con il medico, trasformare la gratitudine in auto-colpevolizzazione (“dovrei essere felice”). Vantaggi nel cumulo: piccole abitudini diverse si sommano e costruiscono resilienza, come interessi che maturano nel tempo.







Lascia un commento