Di fronte ai termosifoni, ognuno cerca una regola semplice per spendere meno.
Spegnere il riscaldamento di notte sembra una scorciatoia. La vita reale in casa mostra un quadro diverso: decidono due valori, sempre gli stessi, e sbagliarli può costare caro.
Perché spegnere del tutto la notte non conviene
Un impianto spento non brucia energia durante le ore notturne. La mattina, però, pareti, pavimenti e mobili si sono raffreddati. La casa diventa una spugna di freddo e l’impianto deve inseguire una differenza termica ampia. Risultato: picchi di consumo, rumorini dai radiatori, comfort altalenante.
Il freddo profondo delle superfici si traduce in un rientro più costoso al mattino e in punti umidi favorevoli alla muffa.
La questione non riguarda solo la bolletta. L’aria interna contiene vapore che, a contatto con muri freddi, condensa. Angoli, spallette delle finestre e schiene dei mobili diventano zone critiche. Rimuovere la muffa costa tempo e denaro, e ridurre l’umidità dopo che il problema è esploso richiede interventi mirati.
I due numeri che contano davvero
Chi consiglia sul risparmio energetico punta sempre a una coppia di grandezze: la temperatura minima notturna e l’umidità relativa massima consentita. Gestirle con cura abbatte i consumi e mantiene salubri gli ambienti.
Temperatura minima: fin dove scendere senza rischi
Una riduzione moderata è la via più efficace. Molti enti tecnici suggeriscono di ridurre di notte la temperatura degli ambienti vissuti rispetto al giorno, senza trasformare la casa in una cella frigorifera.
- Camere e soggiorni usati ogni giorno: evitare di scendere sotto i 16 °C.
- Scarto consigliato tra giorno e notte: circa 4–5 °C rispetto al setpoint diurno.
Esempio concreto: se di giorno stai bene a 21 °C in salotto, di notte una fascia 16–17 °C funziona nella maggior parte delle case. Andare molto sotto raffredda in profondità le murature; il recupero diventa lento e dispendioso, con termosifoni bollenti che lavorano a lungo.
Umidità massima: il pericolo silenzioso
La temperatura non basta. L’umidità detta la linea tra comfort e muffa. Restare stabilmente sotto il 50–60 percento in inverno riduce la probabilità di condensa nei punti freddi.
Aria tiepida e leggermente secca tiene il vapore in sospensione; aria fredda e umida lo deposita su muri e vetri.
La camera da letto è la zona più delicata. Durante la notte due adulti rilasciano parecchia acqua con respiro e sudore. Senza ricambio d’aria, con caloriferi fermi, le superfici si raffreddano e l’umidità sale. Al risveglio, i ponti termici segnano goccioline. Lì la muffa attecchisce per prima.
Riduzione graduale batte spegnimento totale
Gli specialisti non propongono un clima tropicale in casa. Propongono regolarità e moderazione: riduci qualche grado, ventila con metodo, evita estremi.
| Strategia | Effetto immediato | Rischio nel tempo |
|---|---|---|
| Spegnere tutta la notte | Zero consumo durante lo stop | Muri freddi, picchi mattutini, rischio condensa e muffa |
| Riduzione controllata | Consumo più basso ma continuo | Comfort stabile, meno picchi, umidità sotto controllo |
Attenzione alle eccezioni. Il riscaldamento a pavimento reagisce lentamente: riduzioni profonde non hanno senso perché il sistema non accelera né rallenta in fretta. In case poco isolate, una riduzione un po’ più marcata può aiutare, senza scendere sotto i 16 °C negli ambienti vissuti.
Quanto puoi risparmiare senza patire il gelo
Una regola pratica usata dai consulenti: abbassare di 1 °C la temperatura ambiente riduce il fabbisogno di riscaldamento di circa il 6 percento, entro limiti ragionevoli. Con 3 °C di riduzione notturna, molti edifici vedono risparmi nell’ordine del 15–16 percento.
Passare, ad esempio, da 22 °C fissi a 22 °C di giorno e 19 °C di notte taglia la bolletta annuale in modo visibile nelle zone fredde.
La cifra dipende da isolamento, qualità dei serramenti, tipo di generatore (caldaia, pompa di calore), durata della stagione termica. Anche le abitudini contano: chi lavora da casa preferisce più calore di giorno e può accettare notti fresche con un piumone più spesso.
Strumenti che semplificano la vita
Cronotermostati e versioni smart
Un cronotermostato con programmazione oraria cambia lo scenario. Imposta la riduzione notturna e l’avvio morbido prima della sveglia. Così eviti cadute eccessive e sprechi nelle ore di sonno.
- Fissa il setpoint diurno, per esempio 20–21 °C, in base al comfort.
- Programma un calo di circa 4–5 °C un’ora prima di andare a letto.
- Imposta una risalita graduale 30–60 minuti prima di alzarti.
I termostati smart imparano le routine, rilevano finestre aperte, consultano il meteo locale. L’automazione evita dimenticanze costose e aiuta chi ha orari variabili con il controllo da telefono.
Igrometri: piccoli strumenti, grandi indizi
Gestire l’umidità senza numeri significa andare a tentoni. Un igrometro economico mostra temperatura e umidità in tempo reale. Mettilo in camera e nella stanza più fredda o ombreggiata per capire come reagisce la casa.
Letture ricorrenti sopra il 65–70 percento in inverno segnalano la necessità di ritoccare riscaldamento o ricambi d’aria, prima che compaiano macchie scure.
Con i dati emergono pattern utili: bagno bagnato per ore dopo la doccia, angolo nord dietro l’armadio che sale ogni notte, cucina che trattiene vapore. Da lì decidi dove aumentare un filo il calore di fondo, dove aerare meglio o dove spostare i mobili qualche centimetro dal muro esterno.
Ventilazione: l’altra metà dell’equilibrio
Il calore da solo non gestisce il vapore. Servono ricambi rapidi. Meglio aprire completamente per 5–10 minuti che tenere le finestre a vasistas per ore, perché così l’aria si muove davvero e le superfici non si ghiacciano.
- Arieggia la camera appena ti alzi.
- Apri bene in cucina e in bagno dopo cotture e docce.
- Evita di asciugare panni in stanze piccole e fredde senza ricambio d’aria.
Negli edifici molto ermetici gli impianti con recupero di calore fanno gran parte del lavoro. Nei condomìni datati vince la routine quotidiana, ordinata e ripetibile.
Quando le regole generali non bastano
Ogni edificio reagisce a modo suo. Una schiera anni Sessanta in mattoni non è un attico recente con tripli vetri. Il vento può svuotare di calore una casa spifferante, mentre un involucro ben isolato tollera tagli notturni più ampi senza disagio. Per capire cosa funziona davvero, prova una mini-campagna di due o tre settimane.
- Annota i setpoint di giorno e di notte per ogni stanza.
- Segna al mattino temperatura e umidità.
- Misura quanto impiega la casa a tornare al comfort dopo la riduzione.
Incrocia questi dati con i consumi letti dal contatore. Scoprirai se lo spegnimento totale di notte regala davvero risparmi o se sposta il costo alle ore di punta alimentando condensa negli angoli.
Una prova pratica per dicembre 2025
Settimana 1: riduzione notturna di 2 °C, aerazione mattutina, igrometro in camera. Settimana 2: riduzione di 3 °C, pre-riscaldamento 45 minuti prima della sveglia. Confronta tempi di riscaldamento, comfort percepito, massimi di umidità e consumo giornaliero. Se la camera supera spesso il 60 percento, aumenta leggermente la temperatura minima o aggiungi un ricambio d’aria in più dopo le 23.
Dettagli che fanno la differenza
- Lascia 5–7 cm tra armadi e muri perimetrali per far circolare aria.
- Usa la cappa durante e dopo la cottura, anche a freddo, per spostare vapore.
- Sigilla gli spifferi visibili e regola le guarnizioni delle finestre; piccoli interventi cambiano la risposta della casa.
- Con riscaldamento a pavimento, preferisci riduzioni dolci e costanti; con radiatori reattivi, puoi osare scarti un po’ più ampi.
Vuoi una stima rapida del beneficio? Se la spesa annua per il riscaldamento è di 900 euro, una riduzione notturna di 3 °C che renda un 15 percento di taglio vale circa 135 euro in un inverno medio. La cifra reale varia con clima, impianto e abitudini, ma offre un ordine di grandezza per decidere.
Chi usa pompe di calore può spingersi a setpoint più bassi notturni mantenendo cicli lunghi e temperature di mandata contenute. Chi ha caldaie datate dovrebbe verificare la curva climatica e valutare test di pre-riscaldamento, per evitare che al mattino la fiamma lavori sempre al massimo.






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