Sul Passo della Calla, tra Romagna e Toscana, la bufera ha cancellato i colori e i contorni, lasciando solo il bianco e l’odore di resina. Poi, sulla soglia di un bar-rifugio, è comparso lui: un ospite inatteso. La montagna si è fermata un istante, come per ascoltare.
La porta ha cigolato due volte, spinta dalle raffiche. Dentro, mani attorno a tazze fumanti, fuori un vortice di aghi di neve. Lì, nel taglio di luce, una volpe rossa ha posato le zampe come su un pavimento fragile, il muso puntato verso il caldo, gli occhi in attesa. Nessuno ha parlato per qualche secondo, solo il fiato che diventava vapore e le scaglie di ghiaccio che picchiettavano sugli infissi. Qualcuno ha fatto mezzo passo, poi si è fermato. Non cercava un selfie. Cercava riparo.
Bufera, bosco, volpe: il momento che non ti aspetti
Quando sull’Appennino la neve si mette di traverso, il Passo della Calla diventa un cucchiaio pieno fino all’orlo. Le faggete attorno si curvano, i versanti si fanno barriere, la strada del Bidente si accorcia e si allunga a seconda delle raffiche. La volpe è apparsa così, tra i mulinelli, come un nodo di colore vivo in un film in bianco e nero. Un passo lento, la coda bassa per ripararsi, la prudenza di chi sa che ogni movimento costa energia. Nessun gesto brusco. Solo un incontro sospeso.
Le misure delle stazioni meteo della zona parlavano chiaro: raffiche oltre i 70 km/h, accumuli in poche ore sopra il mezzo metro, visibilità a tratti di venti metri. In sala, un paio di ciaspole appoggiate, scarponi che fumavano, telefoni a cercare tacca tra legno e pietra. Fuori, le zampe della volpe hanno lasciato un ricamo fitto sul piazzale, come se ripetesse lo stesso pensiero: caldo, cibo, riparo. Qualcuno ha aperto il palmo, vuoto. Lei ha annusato l’aria e ha rimesso il muso nel vento.
Perché una volpe si affaccia a una soglia umana durante una bufera? Per risparmiare calore, innanzitutto. Gli edifici fanno schermo, interrompono le raffiche, cambiano l’odore dell’aria. Poi c’è l’eco dei rifiuti, delle briciole, degli abitudini che senza volerlo trasformano i margini del bosco in un buffet. La fauna si adatta in fretta. L’inverno allunga le distanze e accorcia le scorte: l’animale non “chiede”, valuta. È una negoziazione silenziosa. Sta a noi non spezzarla nel modo sbagliato.
Muoversi in bufera e rispettare la fauna
Il gesto giusto, lì, è semplice. Resti fermo, abbassi lo sguardo un istante, lasci che sia l’animale a decidere la distanza. Una porta socchiusa crea un anfratto d’aria calma senza trasformarsi in invito. Le mani restano vuote, niente snack, niente briciole. Se sei all’aperto, spostati di lato, lasciando una via di fuga verso il bosco. Vale anche per te: nel bianco totale, cammina a gruppi, segna i punti con colori vivi, usa bussola e tracce offline, spezzando il percorso in micro-tappe. La montagna sa sorprendere quando meno te l’aspetti.
Ci sono errori ricorrenti. Scambiare docilità per confidenza, ad esempio. O inseguire una foto, rubando metri a un animale già stremato. Anche fidarsi solo del telefono quando la batteria cala al freddo è un classico. A tutti è capitato di sottovalutare una nevicata “tanto torna il sole”, salvo trovarsi a lanciare messaggi agli amici. Diciamocelo: nessuno lo fa davvero ogni giorno. Mettere in tasca una lampada frontale e una coperta leggera non è da “survivor”. È buon senso.
Chi conosce queste faggete lo ripete da anni: la convivenza in quota si regge su piccoli gesti ripetuti, non su imprese. Parlano chiaro anche i regolamenti del Parco: niente cibo alla fauna, niente inseguimenti, niente confidenza forzata. La bellezza sta nella distanza rispettata. E una volpe che sceglie la tua soglia, col mondo in bianco, vale più di mille scatti urlati.
“Non serve l’eroismo, serve misura. Un animale che si avvicina in tempesta non ‘vuole coccole’, vuole margine per ripartire. Dategli spazio e la montagna farà il resto.” — Marco, Corpo forestale in servizio tra Campigna e la Calla
- tenere la distanza: tre metri minimi, più se l’animale appare stressato
- non nutrire la fauna: altera i comportamenti e può far male
- crea ripari “neutri”: spigoli dal vento, non varchi spalancati
- in marcia: bussola, tracce offline, piani di rientro a orari
- mezzi: gomme invernali vere, non solo catene nel baule
Una storia che resta addosso
La volpe ha atteso finché il vento non ha calato di un soffio. Ha guardato dentro, poi il bosco, poi ancora dentro. Ha inclinato la testa, come fanno i curiosi, e ha voltato le spalle con una lentezza da danza. Nessuno ha esultato, nessuno ha allungato cibo. Si è allontanata seguendo il muro di pietra, sparendo dietro un ciuffo di abeti. Quella scia sul piazzale si è riempita di neve in pochi minuti. Restava un silenzio diverso, carico.
Quel silenzio dice molto di noi. Della fretta che tronca la pazienza, del bisogno di postura nelle storie che raccontiamo agli altri, dell’idea che tutto sia lì per essere ripreso. Un passaggio in quota, una bufera, un animale che bussa senza bussare: bastano tre ingredienti per farci ricordare la grammatica essenziale del vivere insieme. Non serve fare la morale. Basta guardare meglio, e lasciare che anche il bianco racconti.
| Punto chiave | Dettaglio | Interesse per il lettore |
|---|---|---|
| Bufera al Passo della Calla | Raffiche forti, visibilità ridotta, accumuli rapidi tra faggete | Capire come cambiano tempi e movimenti in quota |
| L’“ospite inatteso” | Una volpe alla soglia di un rifugio in cerca di riparo | Empatia, curiosità, convivenza con la fauna selvatica |
| Buone pratiche | Distanza, niente cibo, micro-tappe, strumenti analogici | Sicurezza personale e rispetto dell’ecosistema |
FAQ :
- Una volpe è pericolosa per le persone?Di norma no, evita il contatto. Stress e fame possono ridurre la distanza di fuga: resta calmo e lascia spazio.
- Posso darle qualcosa da mangiare “per aiutarla”?No. Il cibo umano altera i comportamenti e crea dipendenza. Il modo giusto di aiutare è non creare confidenza.
- Cosa faccio se un animale entra nell’androne o sul pianerottolo?Non chiudere vie di fuga, non avvicinarti. Attendi che il vento cali e l’animale riparta da solo.
- Come preparo un’uscita con neve sul crinale?Strati termici, guscio antivento, guanti di ricambio, frontale, mappa e bussola, tracce offline. Comunica orari e percorso a qualcuno a valle.
- Strada del Bidente: quando è meglio rinunciare?Se visibilità e aderenza crollano, torna ai tornanti più bassi. Meglio aspettare i mezzi spazzaneve che rischiare un rientro al buio.







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