Qui sotto c'eravamo anche noi" : a La Sagrera riemerge un rifugio, lo vedrai a dicembre 2025?

Qui sotto c’eravamo anche noi” : a La Sagrera riemerge un rifugio, lo vedrai a dicembre 2025?

Qui sotto c'eravamo anche noi" : a La Sagrera riemerge un rifugio, lo vedrai a dicembre 2025?

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Nella Barcellona che prepara il nodo ferroviario di La Sagrera, gli archeologi interrompono gli scavi: sotto le antiche aree merci affiora un rifugio antiaereo non registrato nei documenti della guerra civile, un tassello mancante che cambia la lettura del quartiere.

Un bunker sconosciuto sotto la futura stazione

Il ritrovamento avviene durante i movimenti di terra per la nuova stazione AVE di La Sagrera, nel nordest della città. Il team archeologico, coordinato con gli ingegneri di cantiere, individua un volume in calcestruzzo presso Baixada de la Sagrera. I rilievi chiariscono presto la natura dell’opera: un rifugio sotterraneo che non compare nel censimento dei ricoveri del 1938.

Questa assenza dai registri pubblici suggerisce un impianto privato, destinato al personale dei vecchi scali merci di La Sagrera. La struttura collegava due edifici d’ingresso del terminal: uno demolito, l’altro ancora in piedi e usato come ufficio da Adif.

Un’infrastruttura civile rimasta fuori dagli elenchi ufficiali riemerge dal sottosuolo e colma un vuoto nelle mappe della Barcellona bombardata.

Il nuovo bunker si aggiunge a un altro rifugio individuato nello stesso distretto all’inizio del 2024. La densità di protezioni sotterranee nell’area appare più alta del previsto, coerente con il ruolo strategico degli scali durante il conflitto.

Ingegneria pensata per i bersagli militari

A differenza di molti rifugi di quartiere, ricavati in cantine o gallerie scavate nella terra, qui si intervenne all’aperto, realizzando prima una struttura massiccia in calcestruzzo e ricoprendola poi di terreno. La copertura, armata e molto spessa, punta a dissipare l’energia d’impatto degli ordigni dell’epoca.

Calcoli e armature raccontano la priorità di proteggere gli addetti degli scali merci, divenuti obiettivi durante le ondate aeree del 1937.

Lo scalo di La Sagrera, costruito dalla MZA (Compañía de los Ferrocarriles de Madrid a Zaragoza y a Alicante) e collettivizzato dalla CNT, gestiva merci industriali e materiali sensibili. Le fonti lo collegano ad almeno due bombardamenti nel 1937, segno della sua centralità logistica.

Uno spazio rimasto vivido nel tempo

Il rifugio corre a circa quattro metri sotto l’attuale quota stradale e si sviluppa per decine di metri, con un disegno interno pensato per soste lunghe e ripetute durante gli allarmi.

  • Due corridoi principali, alti per far circolare aria e persone senza affollamenti critici
  • Quattro ambienti ampi per sedersi e attendere la fine dei raid
  • Quattro zone latrina per una gestione minima dell’igiene
  • Una stanza di servizio, interpretabile come deposito o piccola infermeria

Dettagli d’epoca resistono sorprendentemente: panche in cemento ancora in uso al tempo della guerra, isolatori ceramici e tracce d’impianto elettrico afferrati ai muri. Elementi semplici, ma eloquenti sul modo in cui si viveva l’attesa sottoterra.

Nei corridoi si segue ancora il tracciato dei cavi e ci si può sedere sulle stesse panche che accolsero ferrovieri e magazzinieri durante le sirene.

Graffiti, sigle e memorie che parlano

Sulle pareti compaiono scritte databili attorno al 1954: segni di un ritorno, o di riusi informali nel dopoguerra. Le sigle “CNT” e “FAI” resistono alla calce e ancorano il sito alla stagione libertaria della Barcellona tardo-trentottesca. Accanto, iniziali, date, appunti rapidi. Cronache minime che raramente entrano nei manuali, ma dicono chi passò e come provò a lasciare un’impronta.

Come si colloca nel mosaico dei rifugi di Barcellona

La città conta più di 1.300 ricoveri censiti, ma pochi sono accessibili al pubblico. Il nuovo tassello di La Sagrera si somma a una geografia sotterranea ampia, fatta di spazi robusti, cantine adattate e gallerie comunitarie.

Rifugio Tipologia Funzione Stato
Rifugio merci di La Sagrera Bunker in calcestruzzo, privato Tutela del personale degli scali In studio, non visitabile
Refugi 307 (Poble-sec) Galleria scavata, pubblico Protezione di vicinato Visite guidate attive
Altro rifugio a La Sagrera (2024) Ricovero sotterraneo Protezione locale Condizioni in valutazione

Il confronto mette in luce un dato: a La Sagrera la protezione nasce a ridosso di un’infrastruttura strategica, con calcestruzzi e armature superiori a quelle tipiche dei rifugi domestici.

Dalla vanga al laser: conservazione prima dell’accesso

Per ora l’area resta chiusa. Le squadre documentano ogni superficie con scansioni laser ad alta definizione, per salvare in 3D geometrie, crepe, iscrizioni e dettagli impiantistici. Questo approccio evita l’esposizione prolungata all’aria, che accelererebbe il degrado, e crea un “gemello digitale” utile a studi e percorsi virtuali, qualora l’urbanizzazione non consentisse aperture stabili al pubblico.

Un modello 3D fedele consente analisi strutturali, letture storiche e future visite virtuali senza compromettere l’integrità del manufatto.

Le decisioni arriveranno dopo gli studi: conservazione in situ, apertura parziale o integrazione nel progetto della stazione. Qui si gioca un equilibrio delicato tra sicurezza ferroviaria e tutela del patrimonio.

Perché questi rifugi parlano anche a te, oggi

I ricoveri della guerra civile raccontano la vita dei civili sotto le bombe: turni spezzati, corse verso gli ingressi, silenzi condivisi mentre sopra transitavano merci e obiettivi sensibili. Barcellona visse tra il 1937 e il 1939 una delle prime campagne aeree sistematiche su una grande città europea, esperienza che influenzò la protezione civile adottata altrove negli anni successivi.

La trasformazione di La Sagrera in hub dell’alta velocità incrocia questa memoria. Un luogo nato per far viaggiare merci MZA, poi gestito in regime collettivizzato dalla CNT, si prepara a ricevere convogli AVE. Ogni fase aggiunge strati, e il rifugio ritrovato chiede di fermarsi un attimo: sotto le banchine ci sono storie di paura, organizzazione e sopravvivenza.

Cosa puoi aspettarti nei prossimi mesi

  • Rilievi conclusi e relazione tecnica con mappatura dettagliata degli ambienti e delle scritte.
  • Valutazione di accessi controllati, compatibili con i lavori del cantiere e con la sicurezza.
  • Produzione di contenuti digitali per visite online e materiali didattici per scuole del quartiere.
  • Coordinamento tra Comune, Adif e soprintendenze per definire la protezione ufficiale del bene.

Informazioni utili per chi vive o lavora nell’area

Se abiti o lavori vicino al cantiere, potresti notare nuove recinzioni temporanee o squadre con strumenti di scansione. Non è un ampliamento del cantiere, ma un protocollo di salvaguardia. In caso di future aperture, l’accesso potrà richiedere prenotazione e DPI leggeri, come caschetto e scarpe chiuse, per motivi di sicurezza.

Vuoi capire che cosa significava “attendere la fine dell’allarme” qui sotto? Una simulazione realistica parla di soste da 30 a 90 minuti, con rotazione dei posti a sedere e luci a bassa intensità per risparmiare energia. La capienza dipende dalla disposizione interna, ma i segni sulle panche e la presenza di più ambienti suggeriscono turni organizzati tra personale di scalo e addetti ai magazzini.

Un metodo replicabile e rischi da evitare

L’approccio adottato a La Sagrera — monitoraggio archeologico integrato ai lavori — funziona anche in vecchie aree industriali, stazioni dismesse, cantieri stradali profondi. Il vantaggio sta nell’intercettare tracce prima che la nuova opera le cancelli. Il rischio, se si accelera, è la perdita di contesto: un rifugio senza le sue scritte, o senza un rilievo accurato, diventa un volume muto.

Chi si occupa di memoria civile suggerisce di affiancare alla tutela fisica un programma educativo locale. Bastano pannelli nei nuovi percorsi urbani, mappe digitali, testimonianze di quartiere. La Sagrera può così raccontare, dentro una stazione di domani, la città che resisteva ieri.

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