Il gesto sembra furbo, ma nasconde trappole.
La casa non è un mosaico di scatole indipendenti. È un unico sistema termico, dove aria e calore si spostano di continuo. Le strategie on–off destabilizzano quell’equilibrio, fanno salire l’umidità e spesso gonfiano i consumi invece di ridurli.
Perché una stanza fredda raffredda tutta la casa
Quando lasci una stanza a temperature vicine all’esterno mentre il resto resta caldo, crei un “pozzo freddo” interno. L’aria fredda pesa di più. Scivola sotto le porte e invade gli ambienti tiepidi. I termostati nelle zone vissute chiedono alla caldaia o alla pompa di calore di lavorare più a lungo per compensare le correnti.
Il risparmio atteso nello spazio spento si disperde in minuti extra di funzionamento altrove.
Ogni volta che riaccendi quella stanza partendo da una base gelida, il sistema deve colmare un grosso divario di temperatura in poco tempo. Radiatori e pannelli radianti chiedono picchi di energia. Quel picco pesa più del mantenere una temperatura di fondo moderata. Gli esperti dicono che un fondo intorno ai 15–16 °C nelle stanze vuote protegge le pareti, evita shock termici all’impianto e riduce le riaccensioni brusche.
La fisica dietro al “basta chiudere la porta”
Pavimenti, muri e arredi accumulano calore come una batteria. Se lasci raffreddare una stanza, quell’energia immagazzinata svanisce. Ricaricarla costa. La differenza si vede qui:
- Struttura tiepida con piccolo calo: serve un’integrazione minima per tornare in comfort.
- Struttura fredda con grande divario: serve uno sforzo notevole per recuperare.
Un funzionamento stabile favorisce anche caldaie a condensazione e pompe di calore, più efficienti quando lavorano a potenza costante e non in scatti violenti.
Umidità, muffe e costi nascosti
Spegnere i radiatori nella stanza degli ospiti non abbassa soltanto il termometro. Aumenta l’umidità relativa. L’aria fredda contiene meno vapore prima di arrivare alla saturazione. Il risultato è la condensa su pareti fredde, infissi e ponti termici.
Pareti che assorbono umidità smettono di fare da volano termico: prima bevono calore, poi lo rilasciano lentamente.
Le zone umide alimentano muffe e funghi, soprattutto dietro gli armadi, negli angoli e lungo le pareti esterne poco isolate. Le spore viaggiano con i moti d’aria, intaccano la qualità dell’aria indoor e possono innescare allergie o asma. C’è anche il lato economico: trattamenti antimuffa, tinteggiature e battiscopa da sostituire possono azzerare anni di “risparmi teorici”. Alcune polizze osservano i danni da umidità ripetuti e, alla lunga, possono alzare il premio o introdurre esclusioni.
L’isolamento come alleato del termostato
Molte famiglie inseguono gli spifferi giocando col termostato, invece di intervenire sui punti deboli dell’involucro. L’isolamento e la tenuta all’aria determinano la spesa reale. Un tetto mal coibentato disperde grandi quantità di calore. Serramenti vecchi o guarnizioni logore scambiano aria con l’esterno tutto il giorno.
| Fonte di dispersione | Ordine di grandezza delle perdite |
|---|---|
| Tetto e sottotetto | Quota più rilevante nelle case non coibentate |
| Pareti con isolamento precario | Una fetta consistente del totale |
| Finestre e porte | Perdite costanti per scambi d’aria e vetri datati |
| Pavimenti e locali interrati | Quota non trascurabile nelle abitazioni a piano terra |
| Infiltrazioni incontrollate | Dispersioni variabili da fessure e passaggi impiantistici |
Ridurre queste dispersioni porta benefici duraturi. Un rotolo di isolante in soffitta, nuove guarnizioni, paraspifferi sottoporta e regolazioni dell’aria primaria rendono inutile l’idea di trasformare certe stanze in frigoriferi domestici.
Comfort, emissioni e bollette: trovare il punto di equilibrio
Le agenzie pubbliche propongono range di temperatura legati all’uso reale degli ambienti. Non serve un numero uguale per tutta la casa, ma nemmeno deserti polari dietro le porte chiuse.
- Camere da letto: circa 17 °C per la maggior parte degli adulti.
- Bagni: più caldi durante l’uso, poi si può abbassare.
- Zone giorno: intorno a 19 °C nelle linee guida più diffuse.
- Stanze poco usate: 15–16 °C per evitare raffreddamenti profondi.
Per assenze brevi conviene un lieve arretramento del setpoint, non lo spegnimento. Abbassare di 1–2 °C durante il giorno taglia consumi e mantiene calde le strutture, agevolando il recupero serale. Per ferie lunghe cambia il copione: in case ben isolate, arresto con funzione antigelo o stop mirato su alcune zone porta tagli sensibili a costi ed emissioni, purché tubazioni e punti esposti restino sopra lo zero.
La scelta è un equilibrio tra risparmi assoluti e comfort stabile, tra bolletta personale e impatto climatico.
Controlli smart e zone che lavorano insieme
Valvole termostatiche intelligenti, cronotermostati connessi e impianti zonizzati consentono di mantenere un fondo gentile dappertutto, modulando al dettaglio gli ambienti usati. Niente più “acceso ovunque, spento da qualche parte”, ma logiche puntuali:
- Studio a 19 °C solo nei giorni lavorativi.
- Camera ospiti a 16 °C come base, con salita programmata quando arrivano visitatori.
- Setpoint notturno abbassato di un paio di gradi senza scivolare nel freddo profondo.
Questi sistemi mostrano grafici e registri di temperatura. Le decisioni non si basano su regole generiche, ma sui dati di casa tua.
Quando spegnere ha senso, e quando no
In un bilocale poco isolato, spegnere la stanza accanto al soggiorno fa filtrare aria fredda da fessure e sottoporta. Il radiatore principale resta acceso di più, e tu avverti corrente. La cifra sperata non arriva in fattura.
In una casa grande e ben isolata con zone separate, tenere gli ambienti rari a 15–16 °C mentre il resto sta a 19 °C funziona. Chiudere del tutto per mesi, però, favorisce umidità dietro gli armadi e sulle pareti esterne.
In una seconda casa vuota per settimane, vale il contrario. Un forte arretramento del setpoint, con protezione antigelo dove serve, riduce costi ed emissioni. Occorre solo accettare tempi di risalita più lunghi al rientro.
Metodi pratici per capire il punto di svolta di casa tua
Non serve una simulazione avanzata. Fai una prova in un fine settimana freddo: riduci di 2–3 °C il setpoint di una stanza poco usata, senza spegnerla. Osserva se compaiono spifferi nelle aree vicine e se il soggiorno richiede un grado in più per restare confortevole. Se hai un contatore intelligente o misuratori plug-in, confronta i consumi su giorni con meteo simile. Spesso il riscaldamento dolce e continuo batte il sali-scendi aggressivo.
Aggiungi un igrometro economico. Se una stanza scende molto di temperatura e l’umidità supera spesso il 60%, stai entrando in zona muffe. In quel caso, il presunto risparmio porta con sé rischi sanitari e spese di manutenzione.
Consigli extra per famiglie e inquilini
- Valvole termostatiche: un’impostazione intermedia spesso corrisponde a 16–17 °C. Usala come “minimo sindacale” nelle stanze vuote.
- Distanza dai mobili: lascia 5–10 cm tra armadi e pareti esterne per favorire il flusso d’aria e ridurre condense.
- Ricambi d’aria brevi: apri le finestre per pochi minuti con corrente incrociata. L’aria si rinnova senza raffreddare i muri.
- Sigillature mirate: guarnizioni su telai, cassette delle tapparelle e passaggi di cavi limitano le infiltrazioni fredde.
- Rischio gelo: in case con tubi in pareti non isolate o in locali tecnici esposti, evita spegnimenti totali in ondate di freddo.
Se vuoi spingerti oltre, prova una “mappa delle correnti” con una striscia di carta vicino a porte e prese: se vibra, c’è passaggio d’aria da sigillare. Valuta anche un piccolo rilievo termico con accessori per smartphone o con il dorso della mano su giunzioni e spigoli: dove senti freddo persistente, una semplice schiuma o un nastro isolante può togliere lavoro al termostato.
Per chi usa pompe di calore, la stabilità paga doppio. Imposta curve climatiche dolci e riduci le accensioni a intermittenza. Nei sistemi misti con caldaia, cura l’equilibratura dei circuiti: una valvola bilanciata evita che una zona succhi potenza alle altre, riducendo il rischio di creare pozzi freddi domestici.






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